17/02/2012 - Sergio Logatto, Il fatto quotidiano

Gruppo nanou, una delle più significative tra le nuove realtà della scena che puntano sul movimento, inaugura il Progetto Motel nel 2008 e produce, nell’arco di due anni e mezzo di denso lavoro, tre stanze che sono al contempo finestre autonome e parti organiche di un discorso ulteriormente complesso.
Come non-luogo, come spazio di passaggio, Motel come ansa del vissuto in cui sostano solo sguardi, allusioni e non-detti. Qui la permanenza nasce per essere temporanea, mai assoluta, sempre sottratto è ogni consapevole contatto, in una linea spazio-temporale che frantuma in mille pezzi la ragione dei riferimenti.
In scena, un uomo e una donna, nell’atto di attrarsi e respingersi con forza di calamita; a governare avvicinamenti e distanze è un continuo salto effimero, una sensazione di passaggio vegliata da altri due non-personaggi, custodi del limite tra fuori e dentro. Sono tutte figure umane che attraversano lo spazio e dallo spazio si lasciano attraversare; anime geometriche fatte di spigoli, contorni, macchie di colore. Li unisce una relazione enigmatica, torbida e disturbante, a metà tra l’allusione sessuale e l’annusarsi degli animali selvaggi; tutto secondo i dettami di una religione del silenzio, forma ibrida che molto deve alla danza ma affonda in percorsi altri, orizzontali, di puro istinto e carne.
Il ritmo è cardiaco e muscolare, la durata dilatata, in una sorta di enigmatica partita a scacchi tra corpi; a unire le scene è un’alternanza buio-luce che violenta la pupilla in modo da creare un effetto ottico di perenne penombra sensoriale. I volti, mai mostrati, i coni di luce che mettono a fuoco particolari altri (scarpe, capelli, mani in tasca, polpacci) suggeriscono una narrazione dell’assenza, dell’asincronia. Stranianti risate e applausi campionati arrivano da fuori a commentare una radicale impossibilità di trovarsi, smarrita la via in dimensioni parallele che si somigliano e lasciano in giro tracce, come resti di un sogno al di qua del dormiveglia.
L’Anticamera è il limbo ultimo in cui sogno e realtà si lambiscono a vicenda i margini. E qui la danza, tra movimenti di costrizione e un accartocciarsi come d’insetto, rivive nel rapporto tra corpo, oggetto ed elemento scenografico; si fa mezzo per comprimere e contenere l’espressione, per eludere la sorveglianza dell’occhio razionale, sballando le proporzioni in una conferma ultima di intangibilità. Questo Progetto Motel non merita di essere visto, merita di essere vissuto.

gruppo nanou, Progetto Motel – Anticamera, stasera a Il Moderno – Agliana (Pistoia)

Anticamera [Motel] - © Laura Arlotti - Dancer: Rhuena Bracci

17/02/2012 - Sergio Logatto, Il fatto quotidiano