03/2010 - Andrea Nanni, Hystrio
Trilogia destinata a concludersi nella prossima stagione, Motel è per Nanou – giovane ma già matura formazione ravenate in bilico tra teatro e danza – l’occasione per fare i conti con un vecchio amore, il noir, e misurarsi con un progetto di lungo respiro dopo spettacoli di più breve formato.
Fin dalla Prima Stanza (presentata nel dicembre 2008 al Teatro Comunale di Ferrara), l’omaggio al poliziesco – a cui era dedicato anche Desert Inn del 2006 – diventa in Motel il grimaldello per forzare la serratura tra reale e immaginario, per accedere a una dimensione scandita da impercettibili slittamenti temporali e sensoriali, da azioni inafferrabili nella loro apparente consequenzialità, dispari anche nella simmetria. Come nella scrittura di Murakami, segretamente citato nella Seconda Stanza (presentata in questo maggio al festival fiorentino Fabbrica Europa, la linea di confine tra qui e altrove, tra passato e futuro, si fa sempre più labile. La scena è un campo magnetico aperto a connessioni che moltiplicano le piste in un crescendo di suspanse dove la soluzione è costantemente differita e dove l’evidenza fa paradossalmente rima con assenza. Al pubblico, private eye silenzioso e compiacente, il compito di registrare variazioni di temperatura e fiutare tracce seguendo l’evocativa colonna sonora di Roberto Rettura al ritmo delle fosforescenze intermittenti in cui Fabio Sajiz immerge ambienti e figure. Se nella Prima Stanza dominata da colori freddi – bianco ghiaccio, verde, nero – si ha l’impressione di assistere al vano tentativo di ristabilire un ordine (sentimentale) irreparabilmente compromesso, nella Seconda Stanza dominata da colori caldi – rosso, marrone, avana – si avverte un clima di pericolo imminente, di più acceso erotismo. Qualcosa sta per succedere, qualcosa è appena successo, qualcosa sta succedendo sotto lo sguardo opaco del ragazzo in livrea addetto al servizio in camera, che mentre rassetta la stanza scopre una parete di specchi rivelatrice di particolari altrimenti inaccessibili agli spettatori. Misteriosa connessione tra le due Stanze una donna vestita di rosso, la seducente e inquietante Rhuena Bracci. Accanto a lei, la malinconica e scostante figura maschile tratteggiata da Marco Valerio Amico. Come in ogni noir che si rispetti, non si vede l’ora di poter ficcare il naso nella terza e ultima stanza.