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[…] Ieri abbiamo attraversato la prima serata, incontrando compagnie le cui opere saranno in programma anche questa sera, 29 maggio. Strettamente Confidenziale di gruppo nanou (in replica fino al 31) è una soglia d’ingresso concreta e metaforica per il festival stesso. Per l’occasione il lavoro di nanou assume il titolo di Doppio Sogno, schnitzlerianamente sfumando i contorni fra dentro e fuori, fra realtà e finzione, fra qui ed ora della danza e sua gestualità che evoca tracce e ricordi passati. Si entra e si può sostare in una stanza rossa occupata dalla silhouette in ferro di una gabbia oppure ci si può spingere verso un’altra stanza che ospita la sezione di una camera. Qui lo spazio è troppo piccolo per contenere le presenze umane, costrette ad arcuarsi, a prodursi in verticali che appoggiano gli arti inferiori su una radio d’epoca, a cadere a terra come a mostrare un omicidio a cui venga sottratta la dinamica scatenante, lo svolgimento. Realizziamo di essere diventati i personaggi che osservano la metonimia di una metonimia: le figure (tre donne in sottoveste, un uomo e una donna in pantalone scuro e camicia bianca) si muovono “inquadrate” dentro a qualcosa che le contiene – la parte per il tutto – mentre noi siamo contenuti nelle stanze e nel corridoio di nanou, altra parte per il tutto. Le vediamo rinchiudersi rannichiando e rimpicciolendo il corpo, usare gli arti come contrappesi servendosi delle braccia come primati; le vediamo arcuare il corpo all’indietro fino a creare un ponte, oppure spostare il peso in avanti piegando una gamba con il volto coperto dai capelli, in figurazioni dal vago sapore metafisico. Odiamo un fondo melmoso di flutti sonori, un impasto denso di onde di chitarra elettrica solo a tratti interrotto da accordi e melodie. Usciamo. Saremo davvero “fuori”? […]
