Bruno Dorella torna con un’opera ambient cosmica ed evocativa, concepita come complemento ad un’opera coreografica del gruppo nanou

Bruno Dorella è uno tra i protagonisti discreti ma onnipresenti della scena alternativa italiana degli ultimi vent’anni ed oltre, musicista che siamo a buona ragione abituati a vedere muoversi nei territori più diversi, che siano quelli oltranzisti e sperimentali degli Ovo, quelli retro dei Ronin o quelli dell’alt-blues dei Bachi da Pietra, facendo da motore o da ingranaggio in formazioni a quattro, a tre, due, a uno; è il caso di ‘Paradiso’, secondo album solista di Dorella, a tre anni di distanza da ‘Concerto per chitarra solitaria’. Parliamo di album solista, ma le 13 tracce del lavoro pubblicato a nome Bruno Dorella nascono in realtà come musica per la coreografia del nuovo spettacolo della compagnia di danza contemporanea e arti performative gruppo nanou, e vengono sviluppate in una serie di residenze in cui il musicista, danzatori e danzatrici si sono confrontati a partire dalla concezione di ritmo e sperimentando l’interazione tra musica e corpi.

La collaborazione tra il gruppo nanou nasce già qualche anno fa e ha già coinvolto altri progetti musicali di Dorella, ma si sposa qui con il percorso che Bruno ha intrapreso durante il Covid, approfittando della situazione di isolamento per approfondire l’utilizzo di software per la musica elettronica (anche ‘Ignoto’ degli Ovo, d’altronde, qualche mese fa ci raccontava un percorso simile). Un lavoro, insomma, che ha la sua genesi da un lato in una dimensione autoriale solitaria, ma che, dall’altro, cresce e trova forma in una sperimentazione collettiva, transmediale e fisica, che purtroppo rimane almeno in parte fuori dall’album. Il risultato che arriva alle orecchie, però, è in qualche modo frutto di questa frizione, precipitata in una serie di elementi ritmici e percussivi non incatenati dalla griglia dell’elettronica, sfasati, claudicanti, immaginati complementarmente al movimento dei corpi, e che sono la spina dorsale di un paesaggio sonoro avvolto in gesti di musica concreta ed elettroacustica, attraversato da droni e impulsi nelle basse frequenze, chitarre destrutturate, echi e respiri di voci eteree ed ultraterrene.

L’impianto della tracklist segue infatti uno schema cosmico simil-dantesco, che a partire da Mercurio ci porta attraverso il sistema celeste, passando da Sole e Stelle Fisse, fino al Primo Mobile e ai dintorni del Paradiso (Paradaisia, Paradiverso), in un percorso musicale che va dagli ambienti più cupi e marziali delle prime tracce fino alle sembianze di cori angelici delle ultime. Per poi sciogliersi definitivamente nell’unica traccia in forma canzone, la title-track, dove la voce di Francesca Amati dei Comaneci (presente anche in Stelle Fisse con vocalizzi ermetici scomposti digitalmente) evoca un’atmosfera di nostalgia cosmica e purezza ambigua a metà tra Aphex Twin e alcuni momenti musicali lynchiani.

Com’era da aspettarsi, ‘Paradiso’ è un album dove cura del suono, immaginazione sonora, carattere ed evocatività non mancano; si avverte certamente, a qualche punto lungo la corposa tracklist, la mancanza di quel discorso corporeo e dal diverso output estetico che, al momento, possiamo solo immaginarci appartenere al lavoro coreografico del gruppo nanou. Non ci resta che provare a recuperare quello appena possibile.

29/12/2022 - Sergio Sciambra, Rock.it