Uno degli elementi più precisi per definire quest’epoca del teatro contemporaneo è la difficoltà, oggi più che mai, di valutare i percorsi artistici in uno spettacolo compiuto. Responsabile è certo il sistema produttivo frammentario, ma nella responsabilità riside un valore che afferma il teatro di nuovo come forma d’arte: la compiutezza, nella realtà che ormai accetta il divenire, è data dalla continuità, non più dunque l’immagine contornata di una fotografia, ma fotogrammi in movimento che più precisamente affermano una maturazione di linguaggio stilistico. Questo è il caso del gruppo nanou, autore del progetto Motel, che comprende Prima e Seconda Stanza e giunge oggi, dopo due anni e mezzo, all’Anticamera dell’origine, che chiude aprendo a un passato permeato dentro il presente. Questo quadro dunque, anche se per collocazione giunge alla fine di tutto il movimento, si suppone iniziale: se la Prima Stanza reiterava la dialettica umana usando le segretezze di sotto un tavolo, quindi la convivialità sospinta, come simbolo di attrazione e repulsione, se la Seconda stanza tinteggiava di un’atmosfera oscura una stanza più completa di arredamento “da motel” e scatenava i rapporti in un dinamismo ancora più desolante, questa Anticamera ritorna all’origine intrappolando il sudore gelido di una donna nella muta estraneità di un quadro di Edward Hopper e restituisce, del percorso a ritroso, il brivido ipnotico di David Lynch. Nell’atmosfera elegante e oscura, una luce primigenia riaffiora e penetra la coltre spessa di un’uniformità sospesa come una scura nebbia impenetrabile. Il progetto è dunque solido e tecnicamente ineccepibile, al punto però che si rischia, nella condensazione, di rimanervi in trappola e cedere al gioco intellettuale più che dedicarsi a una più calorosa partecipazione.

Motel . Anticamera ph. Laura Arlotti

Anticamera [Motel] - © Laura Arlotti - Dancer: Rhuena Bracci