04/2011 - Simone Nebbia, Hystrio XXIV

Uno degli elementi più precisi per definire quest’epoca del teatro contemporaneo è la difficoltà, oggi più che mai, di valutare i percorsi artistici in uno spettacolo compiuto. Responsabile è certo il sistema produttivo frammentario, ma nella responsabilità riside un valore che afferma il teatro di nuovo come forma d’arte: la compiutezza, nella realtà che ormai accetta il divenire, è data dalla continuità, non più dunque l’immagine contornata di una fotografia, ma fotogrammi in movimento che più precisamente affermano una maturazione di linguaggio stilistico. E’ questo il caso del gruppo nanou, autore del progetto Motel, che comprende Prima e Seconda Stanza e giunge oggi, dopo due anni e mezzo, all’Anticamera dell’origine, che chiude aprendo a un passato permeato dentro il presente. Questo quadro dunque, anche se per collocazione giunge alla fine di tutto il movimento, si suppone iniziale: se la Prima Stanza reiterava la dialettica umana usando le segretezze di sotto un tavolo, quindi la convivialità sospinta, come simbolo di attrazione e repulsione, se la Seconda stanza tinteggiava di un’atmosfera oscura una stanza più completa di arredamento “da motel” e scatenava i rapporti in un dinamismo ancora più desolante, questa Anticamera ritorna all’origine intrappolando il sudore gelido di una donna nella muta estraneità di un quadro di Edward Hopper e restituisce, del percorso a ritroso, il brivido ipnotico di David Lynch. Nell’atmosfera elegante e oscura, una luce primigenia riaffiora e penetra la coltre spessa di un’uniformità sospesa come una scura nebbia impenetrabile. Il progetto è dunque solido e tecnicamente ineccepibile, al punto però che si rischia, nella condensazione, di rimanervi in trappola e cedere al gioco intellettuale più che dedicarsi a una più calorosa partecipazione.

Motel . Anticamera ph. Laura Arlotti

Anticamera [Motel] - © Laura Arlotti - Dancer: Rhuena Bracci