Dancing Hall è un progetto modulare che si svolge attraverso più tappe (episodi) caratterizzate ognuna da una diversa declinazione dell’azione coreografica, quindi da un debutto e da un titolo.

Una partitura coreografica si costruisce a partire dai balli da sala scomposti in segni che, nella ri-composizione coreografica totale, danno vita ad un nuovo universo.
La gratuità del gesto che si offre allo sguardo. Un atto preciso, esatto, necessario.
Della sala da ballo (Dancing Hall) resta la leggerezza del gesto. Qui e ora un paesaggio del corpo si crea, in contrappunto con l’azione del suono e della luce.

Il dramma non è in scena.
L’azione e la gestualità del ballo si collocano in una dimensione paesaggistica, in un deserto prospettico animato da una flebile leggerezza.
La coreografia, intesa come composizione generata da corpo, luce e suono, si impone come riscrittura del tempo capace di disabitare un luogo. Il paesaggio risulta più importante dello spazio occupato dalla danza, sia a livello coreografico, che luminoso che sonoro.
Resta la visione di un nugolo di persone intente nella ritualità del ballo da sala visibili solo da dune di distanza.
Il “ritmo” compositivo reso zoppo perde la sua implicita scansione offrendosi come smarrimento percettivo.

Il motivo per cui si è scelto di avvicinarsi al segno del ballo da sala per approcciare questo progetto paesaggistico è perché il ballo è un’azione gratuita, lascia il “racconto” alle spalle permettendo la gratuità del mettersi al cospetto di un orizzonte lontano, è un segno capace di mantenere la sua identità di “gesto”, non si appropria di valore simbolico.