È un Paradiso senza Dio quello dei nanou. Un Paradiso liberato da qualsiasi retorica redentiva, perché il paradiso è già qui. In un tempo fermo che non si sviluppa, ma che si ripete come per restare al di là del tempo.
Paradiso - ph. Daniele Casadio, Dancers: Agnese Gabrielli, Michele Scappa
Arriva a conclusione il progetto pluriennale del gruppo nanou sulla terza cantica di Dante, di nuovo per Ravenna Festival, con l’allestimento del visionario, felice setting di Alfredo Pirri e l’efficace paesaggio sonoro, drammaturgicamente molto intenso, di Bruno Dorella. E tanto scardinare la materia dantesca sembra definitivamente qui compiersi.
La scena è un labirinto aperto, fatto di percorsi specchianti e di semisfere, come se il cosmo fosse a terra.
La partitura delle luci ha un suo timing parallelo, ma non coincidente con le apparizioni, e ripete una ossessiva numerologia dantesca invisibile allo spettatore.
Tutto il pubblico si mette qui in movimento, perché l’installazione non è più statica, le bolle trovano confidenza nei colori, l’ambiente da meditativo si trasforma in generativo.
Il flusso senza dittatura del climax ci insegna come poter stare dentro un’opera e in essa trovare risposte, che è perfetta consegna dantesca. Nelle apparizioni danzate, coreografate da Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci, non ci sono duetti né contatti, ma soltanto assoli e prossimità; qui non si compiono identità ma i corpi, le presenze, coloro che restano, sono solo linee che intercettano nello spazio la reversibilità del tempo. In uno spazio senza centro, continuamente decentrato e decentrabile dallo spettatore che può muoversi liberamente, come quel povero cristo di Dante, rossovestito e pinnato, che ogni tanto fa capolino, allibito, fuori del suo mare.