Sul trimestrale Hystrio di ottobre-dicembre 2022, la recensione di Laura Bevione su Paradiso, il progetto coreografico installativo di Nanou, Pirri, Dorella.
Paradiso - ph. Daniele Casadio, Dancers: Carolina Amoretti, Marina Bertoni, Andrea Dionisi
Un’installazione performativa dinamica e ognora cangiante, da attraversare e da abitare in tutti i suoi anfratti, per un tempo individualmente e liberamente scelto. Quello creato dalla collaborazione fra due coreografi, un artista visivo e un musicista è un ibrido composito e coinvolgente, un esperimento/esperienza che mira a rivitalizzare le modalità di fruizione e di assimilazione dell’evento artistico-performativo. Nell’ampio salone delle ravennati Artificerie Almagià, nella semioscurità, le cupolette/meduse di varie dimensioni e costruite da Pirri con materiali riflettenti sono illuminate dalle luci non-narrative ma estrosamente immaginifiche di Amico e aggirate, sorpassate, usate quali appoggi dai danzatori - ma pure dagli spettatori/visitatori. L’ambiente, sfacciatamente “altro”, un paradiso in quanto evidentemente avulso a qualunque ordinaria realtà, è completato dalle musiche immersive di Dorella - nella replica cui abbiamo assistito, eseguite dal vivo dallo stesso compositore. I danzatori - in totale otto ma non sempre tutti impegnati in scena, così da rendere ancora di più ogni serata un unicum - danno vita soprattutto ad assoli e appaiono creature fuoriuscite da un sogno a occhi aperti. Lo spettatore/visitatore può scegliere di seguire soltanto uno di loro, ovvero spostarsi frequentemente per cambiare la propria prospettiva, o, ancora, concentrarsi sulle variazioni cromatiche di una delle meduse; o, persino, socchiudere gli occhi, abbandonandosi a lacerti di colore e all’ipnotica fluidità della musica. Può, insomma, costruirsi un proprio, personalissimo paradiso, immanente e nondimeno trascendente, un luogo reale che rivela la possibilità di fuga, almeno temporanea, in una dimensione di confortevole e assoluta libertà.