I vent’anni della compagnia celebrati con il primo capitolo del progetto Overlook Hotel
redrum - ph. Daniele Casadio, Dancer: Marina Bertoni
Redrum, andata in scena dal 17 al 26 maggio al Ravenna Festival, è la performance coreografica con cui il gruppo nanou di Rhuena Bracci e Marco Valerio Amico ha celebrato i suoi primi vent’anni di vita, nonché primo capitolo del nuovo progetto pluriennale Overlook Hotel. E se i nomi vi suonano famigliari è perché provengono da quell’universo ultra-iconico che è Shining – redrum, murder al contrario, scritto dal piccolo Danny sulla porta della sua stanza, Overlook l’albergo dove Jack Nicholson sbrocca –, sia nel libro di Stephen King che nel film di Kubrick. Ma in redrum non compaiono bagni di sangue, gemelline inquietanti (e defunte) o scrittori deragliati armati di ascia, perché a nanou quello che interessa è la potenza dell’immaginario cinematografico, il suo infinito bagaglio simbolico, l’aspetto onirico e sfuggente.
redrum - ph. Daniele Casadio, Dancers: Marina Bertoni, Andrea Dionisi, Agnese Gabrielli, Marco Maretti
La sala Corelli del teatro Alighieri diventa così un luogo sospeso nel tempo e intra-dimensionale (il fatto che lo spettatore possa aggirarsi a suo piacimento nello spazio abitato dall’installazione ed entrare e uscire quando e come vuole lungo le tre ore dello svolgimento dà veramente la sensazione di aver vissuto in un sogno), dove le cose sembrano accadere in quel modo da sempre, con il pubblico che si immerge in un’atmosfera rarefatta e intima in cui i danzatori in movimento diventano fantasmi, presenze allo stesso tempo impalpabili e fortissime. I loro corpi si muovono in uno spazio scuro e scarlatto occupato da pochi elementi, qualche poltroncina, luci cangianti e mobili. In generale, la struttura visiva, musicale (enorme, ancora una volta, il lavoro di Bruno Dorella) e coreografica dello spettacolo sembra proporre allo spettatore la possibilità di affacciarsi su un universo contraddittorio, in cui libertà e fluidità dominano ma sottese a un rigore stilistico impressionante, dove il confine tra personaggio e persona fisica risulta sfumato.
redrum - ph. Daniele Casadio, Dancers: Carolina Amoretti, Marina Bertoni, Rhuena Bracci, Andrea Dionisi, Agnese Gabrielli, Marco Maretti
E proprio questa fusione tra naturalezza e tecnica – si potrebbe quasi dire tra estetica ed etica – è il marchio di fabbrica di gruppo nanou e continua a caratterizzarne il corpus coreografico. Nelle opere della compagnia ravennate, in questi vent’anni, forse non ci sono ancora elementi attraverso cui controllarne le modalità di trasmissione nel tempo, ma sicuramente si sono generati dei protocolli di lavoro e istituiti dei savoir-faire specifici tali da permettere la formazione di nuovi tipi di repertorio. In redrum l’estetica coreutica di nanou – i protagonisti Carolina Amoretti, Marina Bertoni, Rhuena Bracci, Andrea Dionisi, Agnese Gabrielli e Marco Maretti sono semplicemente perfetti – pone l’accento sul dialogo tra inerzia ed energia, tra cinetica e stasi, con variazioni continue dei livelli di movimento utilizzati, ovvero repentine e continue negoziazioni della distanza e del rapporto tra corpo e pavimento, tra verticalità e orizzontalità. La tendenza poi a ripetere la stessa azione ne trasforma il senso e porta a un’astrazione che ci fa leggere quei movimenti – e le relazioni che producono – come portatori di significati apparentemente incongruenti ma forse proprio per questo così capaci di toccare in noi le corde più diverse. La danza dei nanou illustra con mirabile forza – tramite ripetizione, desincronizzazione e allegoria – le oscillazioni del tempo mentale e la plasticità dei ricordi, lo sguardo si apre e improvvisamente si vedono cose che si credeva di conoscere, in modo del tutto nuovo, come se fosse la prima volta.