A San Bonaventura rottura di barriere e schemi nell’apprezzato lavoro del gruppo nanou ispirato a “Shining“.
redrum - foto: Zani / Casadio
Rompere la barriera tra spettatore e performer, ispirandosi a un romanzo e a un film, "Shining", mantenendo con forza la propria identità. Accade con redrum al CSC San Bonaventura di Bassano, lo spazio erede del vicino Garage Nardini nel quale il festival B.Motion è cresciuto fino a diventare adulto. Non è ancora tempo di B.Motion a Bassano, ma quest'anno Operaestate festival dialoga da subito con la sua creatura contemporanea e il gruppo nanou celebra i propri 20 anni nel cartellone principale.
redrum è un coreografia per cinque danzatori e un performer (Carolina Amoretti, Marina Bertoni, Rhuena Bracci, Andrea Dionisi, Agnese Gabrielli e Marco Maretti) che intreccia elementi diversi. Musica dal vivo e registrazioni, per cominciare, ma anche pubblico e danzatori, e linguaggio coreutica e cinematografico.
Alla voce "pubblico e danzatori" l'elemento originale è la rottura della convenzione che vuole la platea attenta e non partecipe della performance. A redrum, invece, è consigliato interagire cambiando posto, entrando o uscendo dalla sala o sperimentando lo spazio centrale. Con la raccomandazione, non priva di ironia, di prestare attenzione ai danzatori in movimento. Sembra quasi banale, è un espediente che cattura l'attenzione anche del pubblico meno avvezzo alle coreografie contemporanee. La capacità di valorizzare ogni spazio dell'ex chiesa di San Bonaventura e di intrecciare avanguardia e linguaggi classici tiene alta l'attenzione per tutti i 90 minuti dello spettacolo. E se da spettatori c'è un attimo di cedimento, si può anche uscire, ché nessuno se la prende a male.
Poi, ci sono il film, con Jack Nicholson, e il romanzo, di Stephen King: entrambi non riprodotti, ma evocati nelle atmosfere e nei particolari. Tra tutti, un telo dorato che evoca il bar dell'Overlook Hotel, teatro della vicenda, mentre la cornice sonora si articola su brani come "Funnel of love" degli Sqürl, "Sycamore Trees" da Twin Peaks di David Lynch e "Pain" del duo Boy Harsher.