404 è il codice informatico per indicare l’inesistenza di un contenuto cercato. Lo spazio che desidero, al momento, non esiste. 404 è un esercizio di fantasia di un artista per allenare la visione e individuare le necessità (desideri) per la creazione e la sollecitazione di diversi dispositivi coreografici e scenici che possano essere esaltati da una condizione architettonica, poiché l’architettura fa parte di una visione coreografica. Questo scritto è un divertissement che ha l’ambizione di condividere un immaginario, far immaginare qualcun altro e, magari chissà, riuscire a trovare qualche matto per concretizzare in futuro una fantasia. Certa è la necessità di comprendere e comunicare quanto lo spazio teatrale, oggi, abbia bisogno di reinventarsi per rinnovare il rito collettivo, magari destando meraviglia già dall’architettura.
Poetiche per uno spazio
È necessario uno spazio vasto in cui il corpo si arrenda alla vastità perché incapace di colmarlo e di riempirlo.
Si deve percepire l’esterno dall’interno perché il corpo (anche di chi guarda) si relazioni come uno sguardo aperto, consideri l’orizzonte lontano, oltre le mura di un edificio. È necessario che il corpo, sia di chi agisce che di chi osserva, si possa percepire parte di un Tutto e che quel Tutto sia chiaramente percepibile nella sua infinitezza. È necessario che i corpi tutti perdano ogni punto di riferimento geografico gerarchico, ogni tipo di coordinata scenico-rituale abituale.
È necessario che il linguaggio della luce si misuri e collabori con la luce elettrica e con quella solare. È necessario osservare come l’architettura dello spazio 404 e come la luce naturale interagiscono fra loro determinando tempi, territori, e cambiamenti.
La collaborazione tra luce naturale e luce elettrica è la moltiplicazione di occasioni e incidenti creativi per la determinazione di ritmi e territori coreografici.
I colori stridenti e dallo spettro strettissimo delle luci LED si confrontano e si affiancano alle luci crepuscolari per sollecitare l’azione “figurale”, una figura della sensazione (parafrasando Gilles Deleuze [1]).
È necessario che qualsiasi suono sia l’elemento per alterare la percezione dell’orizzonte, spazio realmente visibile. Il suono deve poter essere diffuso su tutta la profondità e a diverse altezze perché possa essere sorgente chiara e spazio completo. Il pavimento deve ospitare i subwoofer così che tutto il luogo sia materia vibrante e sia capace di sollecitare diverse percezioni corporee.
404 è uno spazio duttile che può cambiare forma, che si modifica percettivamente e per ogni progetto può destare sorpresa. Lo spazio 404 è un desiderio per ogni visione possibile che preveda una condivisione e una comunità.
[1] Gilles Deleuze, Francis Bacon. Logica della sensazione. Ed. Quodilibet
Architettura
Un hangar navale posizionato sulla riviera ravennate.
Con lo spazio 404, l’amministrazione comunale ha deciso di costruire una via tramviaria a idrogeno o a levitazione magnetica dalla stazione della città al luogo in questione minimizzando l’uso del trasporto su ruote. Lo stesso tram verrà utilizzato per andare e tornare dalla località marittima rimanendo attivo tutto l’anno con corse ogni 15 minuti, anche notturne.
L’ingresso dell’edificio è rivolto a Est.
La pianta è quadrata: 50 metri per 50 metri.
La pianta quadrata permette la perdita di una frontalità privilegiata.
L’ingresso, posizionato al centro della facciata, ha un’apertura di 9,25 metri di larghezza per 5 metri di altezza con una porta a scorrimento laterale. Il rapporto è di 1,85:1, come lo schermo cinematografico.
Sull’estremità opposta, sul lato Ovest, la stessa apertura.
I due portali sono trasparenti e oscurabili perché realizzati con gli stessi materiali e la stessa tecnologia dei bagni pubblici di Tokyo[1] .
Il posizionamento delle due aperture a Est e a Ovest prevede un uso privilegiato dello spazio nei momenti di crepuscolo e alba, per l’uso esplicito della luce naturale nel cambio di stato tra giorno e notte.
Tutte e quattro le facciate, all’altezza di 7,5 metri, hanno 9 finestre della medesima tecnologia dei due portali. Ogni finestra è 3 metri di larghezza per 1,62 metri di altezza e dista 2 metri dalla successiva dando un ritmo costante su tutte le facciate.
L’oscuramento di ogni finestra è indipendente.
Al centro del soffitto, un lucernario circolare con apertura di 15 metri di diametro e con un diaframma / iris[2] che gestisce l’apertura e conseguentemente la quantità di luce naturale che si desidera.
Le pareti sono spoglie, sono di semplice cemento. Il colore delle pareti è grigio chiaro (nero al 18%).
Il soffitto è attraversato da 4 carri ponte industriali per creare 3 binari di scorrimento su tutto lo spazio. I binari fanno scorrere gli eurotruss e i motori ad essi collegati così che possano essere posizionati in qualsiasi punto dello spazio. I binari sono completamente elettrificati per tutta la loro lunghezza.
La quota dei carri ponte è a 9 metri.
Ogni 5 metri, su tutte le pareti, sia ad altezza carro ponte che ad altezza battiscopa, è posizionato un ritorno elettrico e audio.
Il pavimento è completamente in legno flottante di colore grigio scuro (nero al 82%), in opposizione percentuale al colore delle pareti.
Non ci sono sedute, gradinate o altro. Lo spazio è vuoto.
La superficie esterna del tetto è completamente ricoperta da pannelli fotovoltaici orientabili, tranne ovviamente lo spazio mobile dedicato all’iris.
Ai lati esterni, sulle facciate Nord e Sud, due edifici più piccoli di 9,5 x 5 x 50 metri (Larghezza, Altezza, Profondità). L’edificio di destra è dedicato a alloggi per le residenze, camerini e bagni.
L’edificio di sinistra è dedicato al magazzino tecnico e al bar. Il bar è posizionato all’ingresso Est e si affaccia sia all’esterno che all’interno dello spazio scenico.
All’interno del bar, è presente una biblioteca. Il bar può essere usato come co-working
I due edifici minori hanno accessi dall’esterno e dallo spazio scenico.
[1] https://tokyotoilet.jp/en/yoyogifukamachi_mini_park/
[2] https://youtu.be/qfruya5lNow?si=U8J_Qw93IND4qsmE
Politiche per uno spazio
Alla fermata dello spazio 404 è previsto un comitato di benvenuto che consegna un presente. Il regalo potrà variare nel tempo ed essere direttamente correlato all’attività in corso o al clima.
Il ruolo del comitato di benvenuto è importante perché è progetto: decreta la qualità di avvicinamento allo spazio e alla sua attività, determina la predisposizione di ogni persona ad avvicinarsi a una pratica che è anche luogo.
Lo spazio 404 è pensato e immaginato perché sia un luogo di accoglienza, di studio e condivisione per la creazione di pensieri e azioni che usano la coreografia come pre-testo, per determinare una comunità. La coreografia è qui intesa come azione culturale che gestisce territori, tempi e relazioni tra i corpi mettendo a disposizione regole e limiti capaci di esaltare le individualità e le collaborazioni tra i diversi pensieri e le diverse azioni. È quell’attività che mette in campo degli strumenti perché avvengano delle sincronicità[1], degli accadimenti che casualmente si ritrovano.
Lo spazio 404 è un manifesto.
Lo spazio 404 è una coreografia.
[1] La sincronicità è un concetto introdotto dallo psicoanalista Carl Gustav Jung nel 1950, definito come «un principio di nessi acausali» che consiste in un legame tra due eventi che avvengono in contemporanea, connessi tra loro, ma non in maniera causale.
Utilizzi
Lo spazio 404 è aperto sette giorni su sette, dall’alba a mezzanotte.
Dall’alba a pranzo, il tempo è dedicato all’allenamento, all’incontro con le scuole e alle operazioni di condivisione con la cittadinanza. Tutte le domeniche mattina è invitato una studiosa o uno studioso, una o un artista e una architetta o un architetto per chiacchierare e fare una tarda colazione insieme ai cittadini.
Dal pranzo al crepuscolo, il tempo è dedicato alla ricerca linguistica. È il tempo dedicato alla sperimentazione e alla produzione.
Dal crepuscolo a mezza notte, il tempo è dedicato al convivio, alle performance e alle feste. L’attività ludica non ha meno importanza di quella dedicata allo studio e vice versa.
La quotidiana attività è necessaria per perdere il senso di prestanza e prestazione conquistando una identità di invito, ospitalità e confidenza con chi osserva nonché con la danza stessa.
Lo spazio 404 vuole esaltare tutte le arti e tutte le pratiche riconoscendo nell’arte coreutica un possibile punto di osservazione e collaborazione tra le diverse discipline. Dalla fotografia al video, dalla danza contemporanea al tai-chi, dal canto vedico alla ricerca scientifica di nuove frequenze sonore. Non ci sono limiti formali o di genere. L’importante è che sia una coreografia.