Sabato 11 novembre un altro grande appuntamento alla galleria CORTE ZAVATTINI 31: parliamo di Alphabet, performance del Gruppo Nanou che andrà in scena a partire dalle 18 preceduta da un dialogo tra il coreografo Marco Valerio Amico la direttrice della CORTE ZAVATTINI 31, Roberta Bertozzi. E’ lo stesso Amico a parlarci di questo suo lavoro, che ci racconta essere nato da una domanda semplice domanda: «perché la danza contemporanea è percepita come difficile? Da questa domanda si è posta la necessità di determinare chiarezza ed evidenza. Alphabet è il tentativo di sintetizzare, di chiarire, di rendere evidente il nostro lavoro coreografico e le domande che vengono poste ad ogni progetto senza mai disinspessire il pensiero. Alphabet è offrire un codice senza necessariamente la sua decriptazione: il cielo stellato è meraviglioso perché esatto anche se in pochi possono decifrarlo ma in tanti ne rimangono affascinati».
Quanto è importante il rapporto con lo spazio nella pratica performativa? In questo lavoro ci sono suggestioni nate dal confronto con lo spazio della CORTE ZAVATTINI 31?
«Per risponderti devo parlare del tempo, che in questo caso, genera lo spazio: la performance ha un’apertura e una chiusura ma non un inizio e una fine. Le persone accedono durante un tempo di un’ora e mezza e sono libere di entrare, uscire, ritornare, distrarsi. Il rapporto spazio/temporale è di dimensione museale: come davanti a un’opera d’arte visiva lo spettatore / visitatore determina il tempo di interesse, così sarà davanti alla performance. Lo spazio e l’attività performativa sono costruiti per generare questa dimensione di fruizione dell’opera».
Come credi si possa strutturare oggi il rapporto tra danza e arti visive? Quale importanza assume la contaminazione tra le arti e i linguaggi nel tuo lavoro?
«La contaminazione dei linguaggi è uno degli elementi fondanti della compagnia e che ora, dopo 13 anni di lavoro, trova una tale naturalezza nell’ideazione di ogni lavoro, che potremmo ridefinirlo “una disposizione di strumenti”, poiché tutti i linguaggi vengono usati, conosciuti, studiati in connessioni orizzontali, rizomatiche. La formazione culturale è per me esplosa: all’interno del nostro lavoro parliamo di coreografia del suono, il suono come corpo, di spazio come tempo, di tempi luminosi e spazi di luce. Il confronto si disfa sullo strumento per ritrovarsi nel pensiero dell’artista, balza con un doppio salto mortale per svincolarsi dalla forma e ritrovarsi nel dispositivo messo in atto».
In che direzione sta andando, a tuo avviso, la ricerca performativa oggi?
«E’ una domanda a cui non so rispondere. E’ un momento, a mio avviso, di grande confusione su cosa sia contemporaneo o ricerca nella danza e nelle arti performative. Il ‘900 sembra non aver lasciato traccia nella cultura popolare e, spesso, ciò che è già stato confermato artisticamente più di 50 anni fa, viene ancora percepito come nuovo e innovativo, purtroppo anche dagli artisti e non solo da programmatori o pubblico. Per cui, ripeto, c’è tanta confusione e non so dire dove si stia andando collettivamente».
06/11/2017 - Leonardo Regano, Gagarin Magazin
CORTE ZAVATTINI 31
Zona Ex-Zuccherificio – Cesena (FC) Ingresso Via Manara Valgimigli / Via Salvatore Quasimodo
info: 339 2783218 / calligraphie@calligraphie.it
www.cristallino.org www.cortezavattini31.com
Orari di apertura: da giovedì a domenica ore 17 – 20
Su appuntamento con prenotazione al 339 2783218
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