[…] Questo non mi era ancora capitato, in tanti anni di attività critica: in biglietteria assieme all’accredito stampa mi vengono consegnati dei tappi per le orecchie.
La serata si preannuncia croccante.

gruppo nanou + OvO | Canto Primo: Miasma + Arsura
gruppo nanou + OvO | Canto Primo: Miasma + Arsura . still video Claudio Stanghellini

Gli OvO in proscenio, ai due lati del palco.
Un impasto sonoro rugginoso e greve.
Luci rosse, in mezzo un grande tappeto sbilenco.
Stefania Pedretti ha voce di ramarro, di drago o di qualche altra bestia. Tellurica: produce scosse e sommosse.
Bruno Dorella macina ritmo, scalzo, come un boscaiolo modifica la materia, ancorché sonora: la spezza, la taglia, la porge.
Lui ritmo e lei armonie, anche se distorte. Boati. Ruggiti.
Luci blu – rosse – blu – rosse: si torna nel principio, nel magma del cominciamento senza sfumature.
Da un angolo a fondoscena entra Rhuena Bracci, il volto celato da una stoffa. Indossa un’ampia tunica, maniche lunghe a celare anche le mani.
Si compensa la carnalità del corpo sonoro che ci inonda con una danza deprivata del sembiante, senza l’io che si presenta al mondo: fecondo paradosso.
Lentamente la Figura danzante guadagna la luce e il centro della scena. Mulinella gli arti flessuosi.

Si sta nell’origine, senza psicologismi: qui -fenomenologicamente- il colore è colore, il suono è suono, il ritmo è ritmo, la vocalità è vocalità, la danza è danza.
Ricominciare da capo, mettendo in millimetrico, paritetico equilibrio consistenze e linguaggi che più diversi non si può: per questo il progetto di gruppo nanou e OvO è prezioso, raro.
Non vi è preminenza di un elemento sugli altri: per la nostra consuetudine di guardanti occidentali già questa è una bella capriola.

La coreografia, qui, è articolazione di consistenze diverse. Dello stare. Di azioni basiche, geometrice: ruotare, attraversare, saltare di lato, perimetrare una porzione di spazio.
A tratti la Figura è sospinta a fondoscena dalla pulsazione sonora che ci e la pervade: c’è scontro di titani, davanti ai nostri occhi.

Si sta, chi sul palco e chi di fronte, immersi in un magma primordiale.
Si sta nell’origine.
Meglio: nella scaturigine.

Un atto creaturale, ancor più che creativo, è questo Canto Primo, che sarebbe potuto durare dieci minuti o dieci ore, a scandagliare la possibilità di un prima che ci faccia compagni, cioè persone che condividono il pane. [...]

23/05/2022 - Michele Pascarella, Gagarin Orbite Culturali