31 ottobre > 05 novembre 2023
Festival Aperto
La Fonderia – Reggio Emilia

Tra il 31 ottobre e il 5 novembre 2023, si realizzò l’installazione coreografica Paradiso negli spazi de La Fonderia di Reggio Emilia. L’evento è stato realizzato in collaborazione con Festival Aperto / I Teatri di Reggio Emilia, Centro Coreografico Nazionale Aterballetto, DanzER.

Il video è memoria e riscrittura artistica di quei giorni ad opera di Andrea Pizzalis.

Progetto

Marco Valerio Amico, Alfredo Pirri, Bruno Dorella

Video

Andrea Pizzalis

Coreografie

Marco Valerio Amico, Rhuena Bracci

Spazio scenico
Musiche
Luci

Marco Valerio Amico

Colori

Marco Valerio Amico, Alfredo Pirri

Costumi

Rhuena Bracci

Con

Carolina Amoretti, Marina Bertoni, Rhuena Bracci, Andrea Dionisi, Agnese Gabrielli, Marco Maretti, Michele Scappa

Produzione

Nanou Associazione Culturale, Ravenna Festival

Contributo

MIC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Ravenna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

Collaborazione
Sostegno

Centro di Residenza della Toscana (Armunia-CapoTrave/Kilowatt), E Production, ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio per Spazio Rossellini Polo Culturale Multidisciplinare della Regione Lazio, C.U.R.A. Centro Umbro Residenze Artistiche, Spazio ZUT!, Indisciplinarte, La Mama Umbria International

Documentato in occasione della presentazione di Paradiso di gruppo nanou a Reggio Emilia negli spazi de La Fonderia durante il Festival Aperto lo scorso autunno, il video di Andrea Pizzalis racconta dal suo interno la performance, appropriandosi del punto di vista privilegiato dello spettatore, chiamato in questo progetto a vivere l’esperienza del live senza regole prefissate, ma scegliendo il tempo e il luogo in cui sostare.

Pizzalis, come lo spettatore, si avvicina, coglie i dettagli dei corpi, li osserva e loro creano con lui uno scambio, dialogano tra loro e fanno entrare lo spazio che ospita la performance nello schermo. Le riflessioni, le opere di Alfredo Pirri, le luci e la colonna sonora di Bruno Dorella diventano protagonisti dell’opera tanto quanto i danzatori non appena Pizzalis allarga il campo visivo, guidato dalla coreografia stessa, fino a mostrare l’opera nella sua dimensione ambientale.