Il gruppo nanou in scena al Ravenna Festival fino al 2 luglio
Paradiso - ph. Daniele Casadio, Dancers: Agnese Gabrielli, Michele Scappa
Ci si trova sempre di fronte a tanti quadri intriganti, negli spettacoli della compagnia di danza di ricerca contemporanea gruppo nanou. Quadri che non occorre comprendere con l'intelletto perché lavorano a un livello più profondo archetipico. Ecco allora che per entrare in Paradiso - progetto collettivo di Nanou, dell'artista Alfredo Pirri e del musicista Bruno Dorella, in scena al Ravenna Festival fino al 2 luglio - occorre affidarsi al significato delle immagini e dei movimenti coreografici, e al loro sotteso potere evocativo di sensazioni ed emozioni. L'Almagià è trasformato in un mondo onirico, quasi psichedelico, suadente (beh, sin fondo siamo in Paradiso), anche profumato (bergamotto?), dove i limiti tra scena e fuori scena sfuggono (anche in virtù della superficie specchiante dei tappeti su cui si svolge l'azione) e la percezione del reale comincia a spassarsi. Attraverso questo mondo lo spettatore può muoversi fisicamente e liberamente - lo spazio è inteso come luogo attivo in cui immergersi, per creare una comunità estemporanea che accede alla performance come potrebbe fare a una mostra -, venendone lentamente sempre più attirato. Come nella Terza Cantica della Commedia, questo luogo, realizzato da Alfredo Pirri sfruttando dinamiche visive quasi escheriane che creano quello che si può paradossalmente definire movimento immobile, è abitato da figure eteree ed evanescenti, che solo occasionalmente sembrano prendere coscienza le une dalle altre e accennano qualche interazione. Figure senza volto che in un paio di occasioni si imbattono anche fin un bizzarro personaggio, una sorta di stralunato bagnante in accappatoio e pinne che potrebbe simboleggiare l'essere umano a confronto con il divino. Le due danzatrici e il danzatore (Agnese Gabrielli, Marina Bertoni, e Michele Scappa, ma il cast di otto elementi complessivi muterà a ogni replica) agiscono seguendo fin prevalenza un movimento circolare, forse perché il cerchio è iil luogo ideale del confronto, e si adoperano nel ripercorrere la propria ricerca sul movimento e su una forma metronomi, sia visivamente che musicalmente. E qui occorre decisamente spendere qualche parola proprio sul sontuoso lavoro di Bruno Dorella che per "Paradiso" ha creato una trama sonora monstre, una fusione di tribalismo elettronico, glitch, percussioni sincopate, passaggi cinematici e sampler vocali davvero impressionante. D'altronde le affinità elettive tra il musicista milanese (Ronin, Bachi da Pietra, OvO, Tiresia) e i Nanou di Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci si erano già ampiamente rivelate nelle precedenti collaborazioni, "We want Miles, in a silente way" (2019) e "Canto primo: Miasma - Arsura" (2021).
Quello che succede in "Paradiso" - a cui la definizione "spettacolo" sta davvero strettirà - è abbastanza indescrivibile, o, meglio, non può essere oggettivo, come dice lo stesso Dante all'inizio della cantica:
<<Nel ciel che più de la sua luce risplende furio, e vidi cose che ridire né sa né può chi di là sù discende>>.
E così il messaggio che arriva è sempre chiaro e oscuro allo stesso tempo, perché si tratta di esperienze sensoriali ancor prima che cerebrali. Ad esempio il tempo, che sembra trascorrere in un modo tutto suo dentro l'Almagià, da cui siamo usciti dopo due ore credendone trascorsa nemmeno mezza. Ma proprio qui è la chiave di lettura: il senso di un mondo creato nell'arte si trova nel momento in cui lo si vive; questo è già il reale, ed è vano cercare di ricondurre ciò che si vede in "Paradiso" a una tranquillizzante oggettività. Perché i Nanou danno vita a una rappresentazione composita e stratiforme, pregna di rimandi, che risulta refrattaria a una descrizione che non possa contare sull'esperienza diretta dello spettatore.
In scenda dalle 18.00 alle 10.00 e dalle 21.00 alle 22.30, tutti i giorni esclusi i lunedì.
info: ravennafestival.org